A partire dal 1400 centinaia, forse migliaia di minatori tedeschi – i Bergknappen o canòpi – provenienti dalla Prussia e dalla Cecoslovacchia, giunsero nelle valli del Vanoi e Primiero per avviare e condurre le miniere di piombo, rame, zinco, argento, man mano scoperte.
Più volte sfruttate, abbandonate e riprese fino al secolo scorso, le miniere si aprivano su entrambi i versanti del Vanoi, producendo un’altra delle risorse locali che hanno nei secoli arricchito potentati esterni ed in particolare l’Impero Austro-ungarico.
La coltivazione di cave per l’estrazione di pietra (granito e calcare) e di materiali inerti è invece ancora praticata. La produzione di calce da costruzione comportò, fino a metà Novecento, una proliferazione di piccole fornaci di cottura (calchère) nei pressi dei paesi o nelle vicinanze delle cave.
Quando si costruiva una nuova casa, si faceva una còta e si realizzava una busa de la calzìna, dove la calce spenta si conservava per decenni, pronta all’occorrenza.
La calchera
La calchera di tipo tradizionale per la cottura delle pietre calcaree è una struttura circolare a tino di pietra di dimensioni variabili. I materiali usati per edificare le calchere possono essere suddivise in due gruppi : rocce calcaree dolomitiche e rocce di deposito morenico (graniti, porfidi e metamorfiti). Le calchere costruite con il primo tipo di rocce presentavano l’inconveniente di subire una notevole usura, si cuoceva infatti la parte interna della calchera quindi il manufatto dopo diverse cotture doveva essere ricostruito per attenuare questo fenomeno si proteggevano le pareti con la calce. L’utilizzo del secondo tipo di materiali, tecnicamente migliori, per la costruzione delle calchere è legato alla presenza o meno di depositi morenici in zona. Si trovano anche costruzioni a composizione mista, con rocce di tipo diverso. La calchera veniva costruita in luoghi dove erano disponibili grandi quantità di sassi adatti alla cottura, serviva anche molto legname sotto forma di fascine. Le rocce venivano raccolte nelle vicinanze della calchera, lungo i greti dei torrenti e sotto le pareti rocciose. La quantità di legna impiegata per la cottura era pari al peso della calce viva ottenibile dalla “cotta”. Era utilizzato legno che bruciava velocemente e produceva poca cenere (noccioli, frassini, salici, sorbi, carpini, ginepri, abete e pino). La calce si ricava dalla cottura di pietre che contengono calcare. Le rocce di tipo calcareo, cioè quelle in cui la calcite si combina variamente con dolomite e argilla, sono diffuse un po’ ovunque sul territorio. La calcite (carbonato di calcio) riscaldata a 800-900 gradi si dissocia, liberando anidride carbonica e trasformandosi in calce viva (ossido di calcio). La calce viva, a contatto con l’acqua, si trasforma in calce spenta ( idrossido di calcio), la calce spenta, ulteriormente bagnata e rimescolata, diviene grassello, cioè quella pasta che mescolata con la sabbia dà la malta.
Le calchere e fornaci nella Valle di Vanoi
Le calchere sono solo le fornaci piccole, quelle a ciclo continuo non si chiamerebbero così, anche se qui si usa lo stesso termine.
In Vanoi si hanno notizie dell’esistenza di molte calchera fra le quali alcune si trovavano:
– A BARBINE
– A RONCO SOTTO LA VAL LONGA
– A RONCO PRESSO IL PRA DEI POLVARI
– A RONCO CAINARI, ALLA FINE DELLA SALITA CHE PORTA AL MULINO
– AL PONTE DI RONCO, presso la segheria
– TOTOGA ALTA, VICINO AI PRATI
– A CAORIA, DOVE OGGI C’E’ IL DEPURATORE
– A PRALONGO
La calchera di Gobbera
Si trova appena fuori il centro abitato, sulla strada forestale che porta sul Monte Totoga. Fu costruita verso la fine dell’Ottocento da muratori specializzati provenienti da Lamon. La cava a servizio della fornace di Gobbera si trovava sul monte Totoga oltre la Forcelletta, sul versante di San Silvestro, nel Boal delle Scandole. C’era un binario che collegava il Boal delle scandole con la Forcelletta. Per scoprire come funzionava la calchera di Gobbera vi invitiamo a leggere i pannelli esposti all’esterno.
La fornace di Lausen
Costruita nel 1947 ed entrata in funzione già nel ’48, all’inizio l’approvvigionamento avveniva alla Busa in Val de Lac (fra Lausen e Gobbera) poi abbandonata per la scarsa qualità del materiale. In un primo momento c’erano dei carrelli con rotaia per il recupero dei materiali, poi sostituiti da una teleferica e successivamente da un montacarichi. Si producevano circa 45/50 quintali di calce al giorno e si lavorava da settembre a novembre. Negli anni i vari sistemi di approvvigionamento, carica ecc. cambiarono molte volte. La produzione di calce cessa quando l’evoluzione degli stili di vita rende questo sistema obsoleto e poco redditizio.